Il 2025 rischia di essere il suo anno


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“Il 2025 rischia di essere veramente l’anno dell’aviaria perché i segnali che vengono dagli Stati Uniti sono importanti, il virus ha interessato due degli animali in qualche modo più vicini all’essere umano, da una parte la mucca da latte – sono tantissimi ormai gli allevamenti americani contagiati – e siamo arrivati al pollo da cortile e ai gatti quindi veramente un virus dell’aviaria vicinissimo all’essere umano

“Manca soltanto una piccolissima mutazione affinché il virus faccia il definitivo salto di specie”

Un articolo pubblicato su ‘Science’ ci dice che manca soltanto una piccolissima mutazione affinché il virus faccia il definitivo salto di specie e che acquisisca la capacità di trasmettersi da uomo a uomo”.  Lo sottolinea Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova.   

“I dati americani a me preoccupano molto perché stiamo parlando evidentemente di un’epoca in cui il virus non circola in una provincia remota del Vietnam o dell’Indonesia, ma stiamo parlando di un paese come gli Usa che è veramente molto molto vicino a noi – rimarca Bassetti – Quindi l’influenza aviaria è veramente davvero molto vicina a noi. Prova ne è che la California ha dichiarato lo stato di emergenza sulla aviaria e praticamente tutto il mondo sta facendo incetta di vaccini, o si sta organizzando con i farmaci, solo in Italia non lo consideriamo un problema”.

L’allarme degli scienziati: “Aviaria fatale per le donne incinte”

“Contrarre l’influenza aviaria è fatale per la stragrande maggioranza delle donne incinte”. A lanciare l’allarme sono i ricercatori del Murdoch Children’s Research Institute (Mcri) di Melbourne, in Australia, autori di una metanalisi che analizzato 1.500 articoli scientifici per un totale di 30 casi di mamme contagiate in gravidanza: 27 sono decedute, dato che indica “un tasso di mortalità del 90%”, avvertono gli studiosi mentre crescono a livello globale le infezioni umane collegate a focolai di virus aviari altamente patogeni.

 

 

I risultati del lavoro, spiegano i ricercatori australiani, suggeriscono che includere il prima possibile le donne incinte nei piani pandemici va considerata “una priorità fondamentale”. Rachael Purcell, coautrice della metanalisi, sottolinea che le mamme in attesa, nonostante rappresentino una popolazione ad alto rischio, sono spesso escluse dalle sperimentazioni sui vaccini e scontano ritardi di accesso ai programmi vaccinali di sanità pubblica. “E’ necessario un cambiamento di paradigma – ammonisce l’esperta – per includere sistematicamente le donne incinte nei programmi di preparazione alla pandemia e scongiurare morti evitabili”.

L’ultima segnalazione nei giorni scorsi dagli Usa, che hanno registrato il primo caso di malattia grave collegata a influenza aviaria A/H5N1 nel Paese, in un paziente ricoverato in Louisiana dopo essere stato esposto a uccelli malati e morti in allevamenti di cortile.



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